Estratto da "Noi e gli antichi: perchè lo studio dei Greci e dei Romani fa bene all'intelligenza dei moderni" ed Bur, Saggi.
giovedì 31 maggio 2012
venerdì 25 maggio 2012
martedì 22 maggio 2012
Leggere i classici per non sentirsi come pesci fuori dall'acqua
Riporto qui,in sunto, un articolo di un po' di gioni fa, che rifletteva sul significato e sul perchè del leggere oggi i classici. Per esemplificare il discorso, si riportava un estratto di una conferenza di David Foster Wallace...
Tratto dal Corriere della Sra del 29 Febbraio 2012, articolo di Nuccio Ordine.
Spartani, fiumi e vespe
"Dunque mi sembra, o alleati, che l'azione degli spartani sia esattamente simile a quella dei fiumi. Infatti i fiumi, in prossimità delle sorgenti non sono grandi, ma facili da attraversare, però, a mano a mano che si allontanino (dalle sorgenti), altri fiumi che confluiscono in essi rendono la loro corrente più violenta, e allo stesso modo anche i lacedemoni, da una parte, dal luogo da cui partono, sono da soli, però a mano a mano che avanzano e prendono con sè molte città, diventano sempre più difficili da combattere. Io sstesso veo,disse, che anche quanti vogliono uccidere le vespe, se cercano di ucciderle mentre sono in volo all'esterno, ricevono punture da olte di esse, se invece avvicinano loro il fuoco mentre sono ancora dentro (all'alveare), senza subire alcun danno, riescono ad uccidere le vespe.
Valutando questi fatti ritengo che la cosa migliore da fare sia assolutamente portare la battaglia dentro Sparta stessa, se invece questo non risulta possibile, bisogna combatterli comunque il più vicino possibile a Sparta". Dal momento che sembrò che egli avesse parlato in modo corretto, fu votata tale risoluzione.
Senofonte,Elleniche 4.2.11, 4.2.13
domenica 20 maggio 2012
Terremoto
Stanotte mi sono svegliata col letto che tremava, e voi, l'avete sentito il terremoto?
Sicuramente la valle padana per la sua struttura fisica è molto poco sismica, ma di sicuro questa volta l'idea del terremoto è stata chiara e distinta.
Lampadari, armadi, tetti cigolanti, cosa avete sentito voi?
martedì 15 maggio 2012
Antigone
Dopo la bella rappresentazione a cui abbiamo assistito sabato, vorrei riproporvi qui la lettura del primo coro della tragedia, celebre per la sua bellezza e profondità. sono sicura ne apprezzerete, dopo averlo ascoltato, anche la lettura.
ANTIGONE di Sofocle
CORO - I° STASIMO
Strofe I
L’esistere del mondo è uno stupore
infinito, ma nulla è più dell’uomo
stupendo. Anche di là dal grigio mare,
tra i venti tempestosi, quando s’apre
a lui sul capo l’onda alta di strepiti,
l’uomo passa; e la Terra, santa madre,
con l’aratro affatica d’anno in anno
e con la stirpe equina la rovescia.
Antistrofe I
La tenue prole degli uccelli o quella
selvaggia delle fiere o la progenie
abitatrice dei marini abissi
con intrico di reti a sé trascina
insidioso l’uomo; e doma scaltro
i liberi animali: piega al giogo
il crinito cavallo e placa l’impeto
del toro irresistibile sui monti.
Strofe II
La parola, il pensiero come il vento
veloce, l’indole civile apprese
da solo e a ripararsi dalla pioggia
e dai freddi sereni della notte;
fatto esperto di tutto, audace corre
al rischio del futuro: ma riparo
non avrà dalla morte, pur vincendo
l’assalto d’ogni morbo inaspettato.
Antistrofe II
Fornito oltre misura di sapere,
d’ingegno e d’arte, ora si volge al male,
ora al bene; e se accorda la giustizia
divina con le leggi della terra,
farà grande la patria. Ma se il male
abita in lui superbo, senza patria
e misero vivrà: ignoto allora
sia costui alla mia casa e al mio pensiero.
ANTIGONE di Sofocle
CORO - I° STASIMO
Strofe I
L’esistere del mondo è uno stupore
infinito, ma nulla è più dell’uomo
stupendo. Anche di là dal grigio mare,
tra i venti tempestosi, quando s’apre
a lui sul capo l’onda alta di strepiti,
l’uomo passa; e la Terra, santa madre,
con l’aratro affatica d’anno in anno
e con la stirpe equina la rovescia.
Antistrofe I
La tenue prole degli uccelli o quella
selvaggia delle fiere o la progenie
abitatrice dei marini abissi
con intrico di reti a sé trascina
insidioso l’uomo; e doma scaltro
i liberi animali: piega al giogo
il crinito cavallo e placa l’impeto
del toro irresistibile sui monti.
Strofe II
La parola, il pensiero come il vento
veloce, l’indole civile apprese
da solo e a ripararsi dalla pioggia
e dai freddi sereni della notte;
fatto esperto di tutto, audace corre
al rischio del futuro: ma riparo
non avrà dalla morte, pur vincendo
l’assalto d’ogni morbo inaspettato.
Antistrofe II
Fornito oltre misura di sapere,
d’ingegno e d’arte, ora si volge al male,
ora al bene; e se accorda la giustizia
divina con le leggi della terra,
farà grande la patria. Ma se il male
abita in lui superbo, senza patria
e misero vivrà: ignoto allora
sia costui alla mia casa e al mio pensiero.
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