Si è parlato stamattina del fatto che alcune volte la musica attinga alle parole della letteratura sino a creare un?opera che giustappone le due arti. Eccone qui alcuni esempi:
La canzone Greensleeves (Maniche verdi?) forse adattamento di un anteriore Green Leaves, composta secondo la leggenda dal Re Inglese Enrico VIII per la moglie Anna Bolena.
http://www.youtube.com/watch?v=twix9KfES9Y
E qui sotto invece, ecco il link alla versione musicale del celeberrimo sonetto di Cecco Angiolieri.
http://www.youtube.com/watch?v=KTGAgIkgIY8
epoi, per rimanere in tema di medioevo, evvo qui la versione di Scarborough Fair, di Simon & Garfunkel
http://www.youtube.com/watch?v=c4e-FV4P1aU
infine ecco qui l'eccellente versione del britannico Sting sul sonetto 18 di Shakespeare.
http://www.youtube.com/watch?v=i2JpeWNf5ow
Ne conoscete altre? se si, scrivete qui, o scrivete anche solo per sapere se e quali vi piacciono!
sono più "ispirate" che tratte direttamente da un'opera, ma le trovo molto molto belle entrambe
RispondiEliminaDon Chisciotte - F.Guccini
http://www.youtube.com/watch?v=HmFXbAWap2Y
(splendida:)
Cyrano - F.Guccini
http://www.youtube.com/watch?v=oZF1HJRYTGA
"[...] Venite pure avanti, poeti sgangherati
inutili cantanti di giorni sciagurati
buffoni che campate di versi senza forza
avrete soldi e gloria, ma non avete scorza
Godetevi il successo, godete finchè dura
che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
e andate chissà dove per non pagar le tasse
col ghigno e l’ignoranza dei primi della classe
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna
però non la sopporto la gente che non sogna
gli orpelli, l’arrivismo, all’amo non abbocco [...]"
Questa è una canzone di una meteora della musica new wave italiana, Diana Est, con alcuni versi in latino tratti da Seneca (sed modo senectus morbus est, carmen vitae immoderatae hic est) nel ritornello, forse non ha una voce particolarmente memorabile, ma mi affascina un sacco!
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=LbESjYqTmPE
Domani in 4 °LC-LL interroga in italiano?
RispondiEliminaCerto, questi erano gli accordi presi prima di Natale.
RispondiEliminaSalve professoressa, mi trovo di fronte ad alcuni dubbi e mi farebbe piacere discuterne con lei.
RispondiEliminaRicordo che, quando andavo a scuola io, l'insegnante aveva sempre ragione, su tutto e comunque. Se tornavo a casa dai miei genitori in lacrime per aver ricevuto una punizione ingiusta questi me la raddoppiavano, anche solo per aver pensato io di non meritarla.
Ora le cose sono cambiate, i ragazzi sono (a mio parere) anche troppo tutelati.
Io non ho figli, ma mi imbatto molto spesso nel mio lavoro in adolescenti tristi, spenti, stanchi, incupiti. Sono sicura che capiterà anche a lei! Mi chiedevo: il docente, secondo lei, prima di essere tale deve essere anche un educatore?
Vedo continuamente ragazzi e ragazze che non stanno bene, e il mio istinto (ancor prima del mio lavoro) mi portano a cercare di aiutarli/e. Capita anche a voi?
Molti dei giovani con cui mi confronto provano un senso di timore nei confronti dell'autorità, come può essere la vostra in questo caso, non vengono a chiedere aiuto per paura e a volte temono di correre il rischio che l'insegnante si rivolga poi ai genitori.
A volte invece hanno solo bisogno di una spintarella, un interessamento da parte della figura adulta, per poi aprirsi. Hanno bisogno che gli si vada incontro.
Se io fossi un insegnante e mi dovessi imbattere in un'alunno che presenta palesi sofferenze, evidenti disagi, mi farei avanti dimostrando che qualcuno su cui può contare c'è, mi fermerei a parlarci, per poterlo se non aiutare almeno ascoltare.
Lei cosa ne pensa? Ha mai affrontato queste situazioni?
E se lo studente è maggiorenne, crede che ci si possa rapportare a lui senza il coinvolgimento dei genitori, i quali molte volte sono gli ultimi che i ragazzi vorrebbero coinvolti? La vedono come una violazione alla loro intimità e si chiudono in loro stessi.
La comunicazione scuola-genitori, in quali casi può essere dannosa? Quando può peggiorare la situazione?
Se io vedo qualcuno stare male, nell'ambito lavorativo, in famiglia, tra amici e anche solo conscenti, mi sorge spontaneo chiedere "come stai?" anche se so già che la risposta non sarà positiva. Lancio un invito, un "se vuoi parlare ti ascolto".
La figura autoritaria ha il timore di perdere il suo ruolo nell'intento di stabilire una comunicazione con qualcuno "inferiore"?
Le domande sono molte, spero siano ben esplicitate, sono a disposizione per ulteriori chiarimenti!
Gentile utente, come ben avrà compreso, questo Su cui stiamo correntemente scrivendo è un blog didattico, dedicato agli studenti che, anche in forma anonima, qualora la timidezza sia loro di impedimento, possono intervenire in merito a questioni relative più o meno direttamente alle materie di insegnamento.
RispondiEliminaLe domande che Lei mi pone, di indubbio valore ed interesse, vertono tuttavia su un ambito deontologico molto delicato, e per tale motivo non ritengo possa essere questa la sede più adatta a discuterne. La invito dunque a scrivermi direttamente all'indirizzo di posta elettronica che è a disposizione di tutti sulla pagina principale del blog, e a concedermi il piacere di sapere con chi sto parlando, considerato che sì tratta di una discussione tra adulti.
Certa che capirà la chiara necessità della mia richiesta, la saluto e ringrazio.
Laura Bortolozzi
prof, io è da un po' che non guardo il blog, ma insomma, non mi ha nemmeno citato il claire de lune di debussy, ispirato da verlaine :)
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