lunedì 21 novembre 2011

La morte secondo Epicuro

E abìtuati a ritenere che nulla per noi è la morte; poiché ogni bene e male è nella sensazione; d'altra parte è privazione di sensazione la morte. Di conseguenza una corretta consapevolezza del (fatto che) nulla è per noi la morte rende godibile la mortalità della vita, non proponendo un tempo infinito, ma eliminando il desiderio irrealizzabile dell'immortalità. Nulla infatti c'è di terribile nel vivere per colui che ha compreso autenticamente il (fatto che) nulla c'è di terribile nel non vivere. Cosicché sciocco (è) colui che dice di temere la morte non perché farà soffrire quando sarà presente, ma perché fa soffrire essendo sul punto di esserci. Ciò che infatti essendo presente non infastidisce scioccamente fa soffrire essendo previsto. Il più spaventoso dunque dei mali, la morte, (non è) nulla per noi, dal momento che quando noi ci siamo, la morte non è presente, quando invece la morte è presente, allora noi non ci siamo. Dunque non c'è per i viventi per i morti, dal momento che per gli uni non c'è, glialtri invece non ci sono più.

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