mercoledì 2 novembre 2011

Genitori e figli

Cari ragazzi,
mi scuso per l'assenza prolungata, ma a volte faccio fatica a trovare il tempo per tutto. Anzi, se qualche volta desiderate sostituirvi a voi, ben venga, basta mi mandiate il vostro "articolo" alla casella mail, con anche delle immagini se vorrete, e io pubblicherò tutto.

a parte questo, vorrei sottoporvi l'ultima riflessione. Sto correggendo due tornate di temi, i titoli essendo in classe terza, sono ancora molto ancorati alla sfera personale, perchè giustamente, da giovani,l'esperienza del mondo è limitata.
Bene, si parlava molto del rapporto tra voi, FIGLI e loro, GENITORI, problemi, incomprensioni, l'accusa di essere trattati sempre "come bambini"(la più frequente in assoluto), la mancanza di libertà, la difficoltà di intessere un rapporto che sia rapporto vero autentico e non quelo che un mio amico definiva come "portuale" (attracco, scarico merci,imbarco merci, ripartenza).

vorrei provare a provocarvi, ma so che non serve, qui di cose da dire ce ne sono tantissime.
Dall'albe della letteratura,della vita, si tratta di un rapporto difficile, si sono creati miti su questo, riletture psicologiche, molte religioni (noi compresi!) usiamo il concetto di paternità per definire il principale dei rapporti. Ma il DIALOGO, a volte, manca.
Vorrei ascoltare i vostri pareri, anche e come sempre anonimi. Seriamente, senza banalizzare il tutto, cosa vi manca, di cosa sentite il bisogno, da quali paure non riscono a proteggervi i vostri genitori, quali costrizioni vi impongono, come, insomma, cercare quella famosa "via comune" da tutti auspicata, ma da nessuno descritta nel concreto?

3 commenti:

  1. Credo dipenda tutto dal rapporto che si ha con loro dall'infanzia,o meglio, dal rapporto che i genitori imprimono in noi sin dal primo giorno. Da lì ne derivano l'educazione, il modo di fare, le abitudini e soprattutto l'attitudine. C'è chi ritiene più importante l'educazione, chi magari il legame affettivo e chi entrambi per esempio.

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  2. Innanzi tutto grazie di aver rotto il proverbiale ghiaccio.
    sono d'accordo sul fatto che in buona parte il problema dipenda dall'inizio, resta però da dire che in questo caso voi rimarreste per così dire "vittime" di un atteggiamento,negando implicitamente a voi stessi ogni tipo di arbitrio, cioè di capacità di determinare i rapporti che voi stessi vivete, con loro e con gli altri. altra domanda, tu alla fine poni un "trivio", educazione, affettività, educazione+affettività, dunque, non si potrebbe riconoscere l'educazione come una faccia dell'affetto?
    grazie dell'intervento

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  3. Intendo che da come ci vengono impostate le cose poi noi poniamo le basi per i nostri rapporti con gli altri, formando pian piano la nostra personalità.
    Per quanto riguarda la domanda, sì certo, solo poi dipende sempre da carattere a carattere e dalle situazioni. Io parlavo in relazione al mio caso.

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