mercoledì 7 novembre 2012

Le leggi non scritte (4CL LL)

E dunque, con qualche ora di ritardo, spesa a seguire la diretta delle elezioni notturne degli Stati Uniti, ecco il nuovo compito assegnato.
Questa volta, la prova breve di scrittura è questa. Si tratta di raccontare un piccolo aneddoto, una piccola storia della vostra vita, enunciando all'inizio, alla fine, o dove vogliate, una di quelle norme di comportamento, lasciti morali, sentimentali ed educativi che le nostre famiglie ci lasciano. Soprattutto da piccoli, ad ognuna di tali leggi, di tali comandamenti, si accompagna un goffo adeguamento del bambino o bambina, o perchè no, la ribellione di un adolescente.
Quali sono dunque gli insegnamenti che ci portiamo dentro? quali le leggi non scritte che accompagnano quotidianamente il nostro agire?

Pensate, recuperate i ricordi, scrivete, rileggete, controllate bene. Sarà interessante alla fine ricavare un codice di comportamento etico e morale, o magari, chissà, un semplice "giù i gomiti dalla tavola!" (io potrei raccontarvi proprio questa!)

27 commenti:

  1. Mi è stato insegnato che è cortesia, quando ci si presenta, dare una stretta di mano ed eventualmente un bacio su ciascuna guancia. Tra di noi giovani il bacio è molto diffuso qui in Italia mentre all’estero non tanto a quanto pare. Quest’estate durante il mio soggiorno in California ho avuto modo di conoscere numerosa gente e, in particolar modo i miei coetanei, nel momento in cui mi avvicinavo per dar loro un bacio quasi si ritraevano per l’imbarazzo e la perplessità. Mi è stato spiegato che li, ove non c’è la classica stretta di mano, c’è l’abbraccio ma mai il bacio, altrimenti sembra che da parte mia ci siano altri interessi ben oltre la semplice conoscenza.

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  2. Ogni volta che ci si doveva mettere a tavola io prendevo il mio gameboy e ci giocavo ininterrottamente ... Mia madre continuava a ripetermi di non farlo e che prima o dopo me ne sarei pentito perché era un'atteggiamento molto irritante e poteva dar fastidio a molte persone , però intanto continuava a lasciarmelo usare facendomi continuamente quel sorrisino di chi sa che il mio atteggiamento verrà punito un giorno ... Beh quel giorno arrivó il 24 dicembre durante la cena con tutti i miei parenti , eravamo al dolce e io ebbi la brillante idea di prendere il gameboy e vide la figura di mio nonno alzarsi e indicandomi col suo grande dito indice mi disse che dovevo vergognarmi e che non ero rispettoso verso gli altri , da quel momento il gameboy a tavola non lo usai mai più !!

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  3. Ogni volta che ci si doveva mettere a tavola io prendevo il mio gameboy e ci giocavo ininterrottamente ... Mia madre continuava a ripetermi di non farlo e che prima o dopo me ne sarei pentito perché era un'atteggiamento molto irritante e poteva dar fastidio a molte persone , però intanto continuava a lasciarmelo usare facendomi continuamente quel sorrisino di chi sa che il mio atteggiamento verrà punito un giorno ... Beh quel giorno arrivó il 24 dicembre durante la cena con tutti i miei parenti , eravamo al dolce e io ebbi la brillante idea di prendere il gameboy e vide la figura di mio nonno alzarsi e indicandomi col suo grande dito indice mi disse che dovevo vergognarmi e che non ero rispettoso verso gli altri , da quel momento il gameboy a tavola non lo usai mai più !!

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  4. Fin da piccola mi è sempre stato insegnato di avere rispetto dell'ambiente, di non buttare le carte per terra, nemmeno un foglietto. Se per caso capitava che mi cadesse uno scontrino per terra, mia madre me lo faceva raccogliere e mettere in tasca, e me lo faceva custodire finché non avessi trovato un cestino. Nelle mie tasche sempre più scartoffie si aggiungevano, ma con un "meglio in tasca che per terra" mia madre giustificava l'abbondanza di merce nelle tasche. Il rispetto per gli altri e per l'ambiente è sempre stato all'ordine del giorno nella mia famiglia fino a instaurarsi nella mia mente come un comandamento, quindi al costo di risultare pedante e fastidiosa, mi ostino a far raccogliere a coloro che lasciano cadere con indifferenza una carta dalle mani, facendo a volte vergognare del gesto anche chi ha molti più anni di me. Una volta infatti, una signora di mezz'età si avvicinò a me per chiedere indicazioni, ricevuta la risposta si allontanò gettando a terra delle cartacce, la rincorsi e le porsi ciò che aveva buttato facendole notare che c'era un cestino poco più avanti. La signora imbarazzata mi rispose che non era del posto, e io le dissi che l'educazione vale in qualunque luogo in cui ci troviamo e se non trovava un cestino poteva custodirlo in tasca,come facevo da piccola io. La signora se ne andò imbarazzata, scusandosi molto.
    Perosin Beatrice

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  5. Quando ero piccola, era abitudine trascorrere il pranzo domenicale a casa della nonna, con tutti i miei cugini. Noi cugini eravamo soliti avanzare qualcosa nel piatto, magari anche solo un penna, ma il vizio di lasciare sul piatto qualcosa era molto diffuso tra noi piccoli cugini. Nostra nonna, vissuta in un periodo dove la miseria era più diffusa, ci ripeteva ogni volta una frase in dialetto, che in italiano suona più o meno così "ci sono più giorni che salsiccia". Con questo voleva farci capire che tutto ciò che avevamo nel piatto, o ciò che possedevamo, un giorno magari non avremmo avuto la fortuna di comprare il necessario per vivere la nostra vita modestamente. Cerco quindi di mettere in atto, ogni qualvolta posso, questo suo insegnamento
    Dalla Costa Chiara

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  6. Molti anni fa regalarono a me e alla mia famiglia una piccola tartaruga, noi però non sapevamo come chiamarla e intanto il tempo passava. Così chiedemmo alle mie cugine, che avevano avuto moltissimi animali domestici, come avremmo potuto chiamarla; per tutta risposta ci dissero di aspettare ancora a darle un nome perchè così facendo le avremmo prolungato la vita. Noi seguimmo il consiglio e dopo più di dieci anni la tartaruga non solo è viva, ma gode anche di ottima salute. Quando ci rendemmo conto che questa tecnica aveva funzionato decidemmo di applicarla a tutti i futuri animali.(Ovviamente questa regola non può essere applicata ai cani.)

    F.M.

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  7. Ho sempre trascorso le vacanze estive in Puglia dove trascorrevo molto tempo in compagnia con mia nonna. Sono cresciuta con la frase che lei mi ripeteva sempre, ossia "pane e pomodoro ognuno a casa loro", mia nonna intendeva dire che era meglio mangiare cibi semplici, come il pane con il pomodoro, a casa propria con le persone a noi più care, invece di mangiare dei cibi prelibati in compagnia di finti amici. Questa é una grande verità, è meglio circondarsi di poche persone ma sincere invece di avere intorno a sè persone false.

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  8. Quando ero bambino, andavo spesso a trovare la nonna e lei mi portava a passeggiare nei campi vicino a casa sua. Un pomeriggio di Settembre attraversammo un campo con dei bei filari di uva matura. Io allora, prima che lei mi fermasse, strappai un grosso grappolo di uva nera e iniziai a mangiarla. Non appena la nonna si accorse di ciò, mi rimproverò perché avevo preso una cosa non mia. Disse che non avrei dovuto farlo, poiché era stato come rubare. Per riparare a ciò mi fece mettere un soldino vicino al luogo in cui avevo compiuto "il furto";secondo la nonna questo doveva essere il risarcimento economico al contadino derubato. Ora ogni volta che vedo filari di uva matura ricordo sempre quell'episodio, e l'insegnamento della Nonna.

    Alessandro Tonietto

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  9. Ricordo ancora quando i miei genitori mi assillavano con regole riguardanti il comportamento a tavola. Il mio malcostume più grande era quello di dondolarmi con la sedia quando nessuno mi notava. Arrivò il giorno in cui capii che era un brutto vizio. Quel giorno, mi dondolai una volta di troppo e per evitare di cadere a terra afferrai il piatto. Il risultato fu disastroso, caddi a terra con il piatto e tutto il resto di oggetti che mi circondava, mi sgridarono così tanto che quello fu l'ultimo giorno che non rispettai questa direttiva.

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  10. A casa mia vige la regola di posare il tovagliolo sulle gambe non appena ci si siede a tavola. Sono ormai diciassette anni che regolarmente ad ogni pranzo e cena mio padre ripete la stessa cosa a me e ai miei fratelli e il suo insegnamento è stato compreso e applicato solo da pochi mesi, per l'esattezza lo scorso natale quando, dopo l'ennesimo rimprovero, mio nonno con uno sguardo così deluso e arrabbiato da farci sentire davvero in colpa, si alzò dal tavolo definendoci irrispettosi e maleducati. Da allora puntualmente, appena mi siedo per cena, prima ancora di avvicinare la sedia al tavolo, poso il tovagliolo sulle gambe e solo in seguito inizio a mangiare.

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  11. Nei primi anni di scuola elementare era sempre un grande sforzo per me
    mettersi sul tavolo e iniziare i compiti assegnati dalla maestra,
    invece di passare il pomeriggio a giocare con le mie sorelle; infatti
    ogni volta seduta sul tavolo non assumevo mai la posizione corretta, e
    tenevo il braccio sotto il tavolo e la schiena curva. Mia madre
    puntualmente mi richiamava: “schiena dritta e mano sopra il quaderno”
    per me era davvero difficile obbedire a questa regola tanto che un
    giorno mia madre prese lo scotch e mi legò la mano sopra il tavolo in
    modo tale da non poterla spostare, e ripeté questo procedimento per
    moltissimi pomeriggi. Finché decisi che forse era maglio ascoltare la
    mamma, e da quel giorno non mi mise più lo scotch sulla mano sinistra.

    Giorgia D.

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  12. Sin da quando ero piccola, mio nonno mi diceva sempre "non far del male perchè è peccato, non far del bene perchè è sprecato". All'inizio non riuscivo a capire cosa volesse intendere con queste poche parole, ma piano, piano, a distanza di anni, riesco a comprendere il loro significato.
    Come ci sono arrivata? Pur mettendo ogni piccola parte del mio impegno in tutto ciò che faccio e che ho fatto, continuo a ricevere delusioni.
    il mio carattere positivo, tuttavia, mi spinge a continuare a seguire il cuore per ogni singola azione, anche se, mi rendo conto, prima di fare del bene penso un po' di più, giusto per evitare di essere tradita nelle aspettative e nelle speranze.

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  13. Ragazzi cari, state scrivendo cose assolutamente meravigliose. più procediamo con questi strani esercizi, più sono contenta di voi! Lascio anch'io il mio contributo.

    "Le Bugie hanno le gambe corte. Ma soprattutto, corrono sulle fronti dei bambini"

    Che le bugie abbiano le gambe corte si sa. Il bugiardo è inevitabilmente destinato a fare poca strada. Ciò che però non sempre si sa, è che queste subdole distorsioni del reale si manifestano sottoforme si strisce luminose che solcano le fronti dei bambini. O almeno così credevo, perchè ogni qualvolta da bambina dicevo una bugia - ed evidentemente ero una pessima bugiarda - qualcuno degli adulti di casa mi puntava un dito verso la fronte, indicando la fatidica linea luminosa che io cercavo in vano si intercettare con un inutile sguardo levato verso l'alto.
    La soluzione? Smettere di mentire? Beh, non proprio...almeno per una fase della mia infanzia, continuai a farlo, ovviamente limitandomi alle cosiddette "bugie bianche" (ma vi risparmierò qui la tassonomia familiare della bugia), ma con la sbalordente precauzione di coprirmi la fronte con una manina.

    Insomma, quando la toppa è peggio del buco!

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  14. Spesso si pensa che tutto nella vita sia dovuto, scordandosi cosa sia il sacrificio e cadendo nell'ombra dell'egoismo. Un esempio di ciò, anche se banale, lo colgo rispolverando vecchi ricordi d'infanzia. Sono molto legato alla montagna e non c'é anno che non vi ci torni nel mese d'agosto. Era mia consuetudine al termine di una passeggiata rinfrescarmi con un gustosissimo gelato. Mi piacevano particolarmente i gusti alla crema e un pomeriggio, non trovando i gusti che desideravo, m'impuntai a reclamare a mia madre quello che non trovavo. Questa spazientita m'impose di prendere ugualmente uno a caso. Quando lo ricevetti lo feci letteralmente volare per aria tra lo stupore e devo aggiungere l'irritazione del gelataio. A distanza di qualche anno quando mi ripresentai a comprare un altro gelato, il gelataio (lo stesso "dell'incidente") me lo porse rassicurandosi prima che io avessi perso la malsana abitudine di sparpagliarlo sul muro del locale. A giudicare dalla sua espressione diffidente mi resi conto quanto l'avessi combinata grossa.... Non l'aveva ancora digerita!

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  15. Quando io e mio fratello eravamo piccolini, eravamo dei fanatici del calcio. Ci giocavamo sempre, ad ogni ora del giorno e in qualsiasi luogo: Giardino, camera, salotto, persino in bagno. A calcio ci giocavamo con palline di cuoio o di carta di qualsiasi dimensione, e alcune volte anche nostro padre giocava con noi. Un giorno d'inverno io e mio fratello stavamo giocando perchè non avevamo entrambi niente da fare. Era l'ora di cena e mia madre aveva fatto il purè. Mentre mio fratello si stava sedendo per mangiare io presi la palla e cominciai a giocarci palleggiando un po', ad un certo punto la palla Rimbalzo contro il muro e finì dentro il purè di patate, schizzando il pasto dappertutto. Dopo aver rimosso la palla e dopo aver buttato via il purè mia madre prese il pallone e con un cacciavite lo buco davanti ai miei occhi e mi mandò a letto senza cena. Da quel momento in poi non osai più giocare a pallone in casa, in generale. Da quel giorno ci giocai sempre in giardino.
    Silvano Pandolfo

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  16. Per mio padre i pasti sono sacri.Ogniuno di noi doveva essere puntuale e sedersi a tavola ed aspettare fin quando il capofamiglia terminava l'ultima portate e congedava il resto del commensali. In un'occasione della mia infanzia, mentre si stava consumando il solito pasto, mi alzaiper andare in bagno, mio papà mi fermò, e mi disse "Dove stai andando piccola?" e io risposi "in bagno!". Allora lui continuò, "per favore, torna a tavola chiedi 'permesso' e aspetta che gli altri ti rispondano 'prego', poi alzati e con un sorriso, lasci la stanza". Ritornai al mio posto ed eseguii tutte le indicazioni date da mio padre. Da quel giorno in poi ho sempre seguito la norma di comportament di casa Chianese. L'unica cosa che mio padre non saprà mai, è che quando sono con i miei amici non la rispetto.

    Chiara Chianese

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  17. HANDS ON YOUR LAP

    Sin da quando ero piccola, mia madre ci teneva che l'educazione a tavola non mancasse mai poichè i suoi genitori erano sempre stati molto severi con lei. Una delle norme che le premeva in modo particolare consisteva nel non appoggiare le mani o braccia sul tavolo, ma tenerle sotto il tavolo posate sulle gambe. Il rigore con cui mia madre impose questa regola un giorno mi portò a trovarmi in una situazione imbarazzante. Andai a cena con i genitori di Asia in un bel ristorante a Padova e per tutta la durata della cena mi impegnai a tenere le mani praticamente incollate alle gambe. Ad un certo punto la madre della mia amica rimproverò severamente la figlia più piccola: " Sveva, togli immediatamente le mani da sotto al tavolo, non essere maleducata! ". Subito misi anche io le mani sul tavolo anche se il tutto mi era estraneo. Qualche gorno dopo chiesi a degli amici di famiglia che mi dissero che in Italia è maleducazione tenere le mani sotto al tavolo. Nella cultura Americana tuttavia, non è così, infatti le mani vanno poste delicatamente sulle gambe mentre si attendono le successive portate. Da quel giorno in poi sentii sempre la necessità si pensare innanzitutto a dove mi tovavo e successivamente a quali buone maniere applicare.

    Lia Fior

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  18. Sin da quando ero bambino, i miei genitori mi dicevano sempre di non rubare. Un giorno ero a casa di un mio amico, avevo 7 anni, e stavamo giocando con le carte dei Pokémon, e lui aveva sempre carte più forti delle mie. Ad un certo punto dei giochi, mentre il mio amico Massimo andava a prendere la merenda delle 4.30, gli presi una delle sue carte più forti e rare e me la misi dentro la tasca del giubbotto.
    Quando si accorse che gli mancava la sua carta, la cercò, chiese a sua mamma e anche a me, ma io, da "scemo", gli dissi di no.
    Quando arrivò a prendermi mia madre però, mi si rivoltò tutto contro: la carta scivolò fuori dalla tasca del mio giubbotto mentre lo mettevo per andare a casa, davanti agli occhi del mio amico Massimo di sua mamma e di mia mamma. Fu uno dei giorni più brutti e in cui mi vergognai di più nella mia vita.
    Tommaso Zonta

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  19. Il mio aneddoto riguarda gli spaghetti.
    Da piccola (non è cambiato molto da allora in effetti) ero molto testarda, volevo imparare a fare le cose da sola, arrangiarmi, imparare. Anche a mangiare gli spaghetti senza tagliarli, alla veneranda età di tre anni. Volevo fare la "ragazza grande", così dicevo. Mia madre si arresee mi lasciò provare a mangiare gli spaghetti senza tagliarli, non avrebbe potuto fare altrimenti perchè ero decisa a non farmi tagliare gli spaghetti.
    Accadde che, non so come, quando orgogliosamente infilai lo spaghetto in bocca questo cominciò a scendere da una mia narice.
    Comica come scena, nessuno mi sgridò, erano tutti impegnati a ridere di me. Io ero mortificata, delusa, amareggiata. Poi mi sono messa a ridere con loro perchè era effettivamente una cosa buffa.
    Questo episodio mi ha insegnato ad aspettare, ad avere pazienza, ad ascoltare soprattutto e capire quando mi dicevano che ero troppo piccola per certe cose. A non "bruciare le tappe" per usare un termine colloquiale.

    Chiara Titotto

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  20. Non rispondere ai tuoi genitori.

    Questo atteggiamento di falsa superiorità verso i miei genitori si è incarnato in me e in mia sorella: ogni giorno, per qualsiasi futile motivo e non appena ne arriva l'occasione, ci apprestiamo a cogliere quest'opportunità al volo per dimostrarci più grandi, mature e sagge dei nostri poveri genitori. Ma compiendo tale delitto della figura del genitore, non facciamo altro che ammettere la nostra inferiorità e immaturità rispetto a essi. Tra un "botta e risposta" è palese la risposta sviante di mio padre che tuona: " non rispondere a tuo papà sai!" e cala il silenzio, o è meglio dire l'imbarazzo e la comprensione che non ha senso essere arroganti, soprattutto con i propri genitori.
    E' una lezione di vita molto importante, perché è la forma di rispetto più alta che possiamo imparare ed è per questo che è la più difficile: è una relazione tra persone con cui si convive tutta la vita, ventiquattro ore su ventiquattro.

    Giulia Bernardi

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  21. Un regalo è sempre un regalo.
    Ricordo un Natale in cui mi venne regalato un gioco per la PlayStation e,incuriosito da ciò che si trovava all'interno del pacco,lo scartai:non era assolutamente quello che mi aspettavo di trovare e sul mio viso si stampò un'espressione di delusione.Qualche giorno dopo presi il gioco,aprii la custodia dove all'interno vi era il disco,e lo spezzai in due come fosse un semplice foglio di carta e appena mia madre lo scoprì si arrabbiò molto e mi rimproverò.
    Da allora ho capito che un un regalo è sempre un dono,anche se delude le nostre aspettative;bisogna imparare ad accettarlo soprattutto perchè non tutti al mondo hanno la fortuna di ricevere qualcosa da altre persone.

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  22. mi è sempre stato insegnato che la puntualità è norma di buona educazione, ma all'età di quattro anni era mia abitudine alla scuola materna pienamente fuori orario. le maestre rimproveravano sempre me e i miei genitori che me lo permettevano. Finchè un giorno arrivò ad aprirmi una maestra annunciandomi che tutti i bambini erano fuori a fare una passeggiata con le altre maestre. Ci rimasi malissimo e decisi che da quel momento non sarei mai arrivata in ritardo.
    valentina Mansi.

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  23. Una volta sono stato punito perchè avevo cominciato a spreparare la tavola mentre mio fratello stava ancora mangiando. Mentre mia mamma mi ha sempre insegnato che non bisognava spreparare la tavola mentre uno stava ancora mangiando. Davide V.

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  24. nella mia famiglia è abitudine portare le pietanze in tavola solo quando siamo tutti seduti e di lasciare la tavola completamente sgombra una volta finito il pasto. questa regola risale ancora al 2001, quando per la prima volta ci siamo resi conto che il nostro cane era in grado di salire sulle sedie; il cane è di taglia piccola, nessuno si era mai posto il problema "il cane ruba dalla tavola" non avendo mai avuto cani prima ed essendo convinti del fatto che non fosse nemmeno capace di fare un salto tanto alto. mio padre era appena tornato dal lavoro stanco e affamato, aveva lasciato il cappotto in salotto mentre mia madre portava in tavola un bel piatto di pasta al gorgonzola, uno di quelli belli invitanti. prima di raggiungerci in cucina, come al solito, aveva fatto la "tappa bagno" per lavarsi le mani, la mamma lo aveva raggiunto per ritornare in cucina insieme dopo circa mezzo minuto dove io e mia sorella li stavamo aspettando. nell'arco di tempo in cui mia madre ha raggiunto il babbo in bagno e sono tornati in cucina, quindi meno di un minuto, il cane salì sulla sedia, appoggiò le zampe sulla tavola e cominciò a mangiare di gusto dal piatto del babbo. io e mia sorella ovviamente siamo rimaste inizialmente sbigottite, poi, quando i nostri genitori sono entrati e si sono resi conto del fatto, vedendo la loro faccia attonita non riuscivamo più a smettere di ridere. mio padre minacciò di dare via la cagnetta, dal quel momento infatti non abbiamo lasciato un piatto incustodito sul tavolo mai più.
    lisa s.

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  25. sin dall'infanzia mia nonna mi ripeteva sempre "devi andare a messa perchè solo le bestie non ci vanno".Tutt'ora lo ripete ogni giorno,però il suo insistere ha creato in me,fin da piccola,una repulsione per la chiesa.Addirittura tempo fa facevo finta di andarci e concretamente andavo a fare delle passeggiate;poi un giorno mi sono avvicinata al Buddhismo che mi ha insegnato ad andare a messa,sebbene non ho fede verso questa religione, solo per rendere felice mia nonna.
    Valentina Vardanega

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  26. sarebbe una storia lunga eterna ma la devo condensare in un commento, quindi sarò breve: tutto cominciò con qualcosa di innocuo, un libro e, al tempo di allora, le mie preziose figurine. Chiesi allora a mia mamma: Mamma, dove sono il libro e le figurine? Come risposta ottenni un: Saranno al loro posto. Puntualizziamo che a casa mia ogni cosa, qualunque essa sia ha il suo posto; il problema è sapere qual è il posto giusto per ogni cosa secondo mia mamma. infatti io e mia mamma abbiamo una diversa concezione di ordine: per me una cosa è in ordine quando la appoggio in un posto(es. tavolo) e la lascio lì. Secondo logica se nessuno tocca quella cosa, essa sarà ancora lì il giorno dopo e quello dopo ancora, finchè qualcuno non la sposta........ Mia mamma , ogni tanto, viene colta da un' improvvisa ...necessità di riordinare OGNI, e dico OGNI COSA che si trova in casa. Quel giorno no diedi importnza alla cosa poichè in casa nostra esiste la legge del "se mano non prende, canton di casa rende": perciò io, ogni volta che non trovo una cosa non mi angustio, perchè so che prima o poi salta fuori e poichè probabilmente mia mamma me l' ha "messa a posto", il che vuol dire che lei lo ha presa e l' ha messa in un posto Dio solo(e lei) sa dove. Dunque ogni volta che non trovo una cosa (e lo stesso vale per mia mamma) ricominciamo l' eterna discussione secondo cui s lei non toccasse le mie cose , io le troverei sempre e se servissero anche a lei, potrei prestargliele, mentre lei continua a sostenere che se mettessi direttamente le cose al loro posto io e lei le troveremmo subito. Temo che tale disputa non avrà mai fine..............
    gino zancanaro

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  27. Ai tempi delle scuole elementari conobbi un simpatico ragazzo di colore di nazionalità ganese. Non ebbi difficoltà a fare amicizia perché avevamo molto in comune sopratutto le difficoltà fisiche che ogni giorno ci mettevano a dura prova nella nostra vita di gruppo.
    La profonda conoscenza e la simpatia reciproca, che nacque tra di noi, ci rese amici per la pelle a tal punto che ognuno prendeva le difese dell'altro.
    Tuttavia, il destino ha voluto che ci perdessimo di vista: lui si dovette trasferire negli Stati Uniti e così perdemmo i contatti. Pensavo di aver perso un amico sincero. Solo l'anno scorso, dopo anni che non ci sentivamo, ebbi modo di rimettermi in contatto con lui grazie a internet e da quel momento ci teniamo costantemente in contatto.
    Questo aneddoto mi ha insegnato quanto può essere brutta la perdita di una persona a la cui amicizia si tiene molto e da quel momento ho imparato ad essere amico di tutti rispettando quello che ci rende diversi gli uni dagli altri.

    Davide Alexander

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