martedì 22 maggio 2012

Leggere i classici per non sentirsi come pesci fuori dall'acqua

Riporto qui,in sunto, un articolo di un po' di gioni fa, che rifletteva sul significato e sul perchè del leggere oggi i classici. Per esemplificare il discorso, si riportava un estratto di una conferenza di David Foster Wallace...

"Foster Wallace immagina l'incontro di due pesci giovani con uno anziano. Quest'ultimo rivolge una domanda ai suoi casuali interlocutori "Salve, ragazzi. Com'è l'acqua?". I due pesci giovani nuotano un po', poi uno chiede all'altro "Che cavolo è l'acqua?".  E' lo stesso Foster Wallace a fornirci la chiave di lettura del suo racconto: "il succo della storiella dei pesci è semplicemente che le realtà più ovvie, onnipresenti ed importanti, sono spesso le più difficili da capire e da discutere". Come  i due pesci più giovani, noi non ci rendiamo conto di cosa sia veramente l'"aqua" nella quale viviamo ogni minuto della nostra esistenza. Non ci rendiamo conto infatti, che la letteratura e i saperi umanistici, che la cultura e l'insegnamento costituisco il liquido amniotico ideale in cui le idee di democrazia, di libertà, di ugaglianza, di diritto alla critica, di laicità, di giustizia e di tolleranza, di solidarietà, di bene comune, possono trovare un vigoroso sviluppo."

Tratto dal Corriere della Sra del 29 Febbraio 2012, articolo di Nuccio Ordine.

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