domenica 13 febbraio 2011

San Valentino e i Lupercalia

LA LEGGENDA

La festa del vescovo e martire Valentino si riallaccia agli antichi festeggiamenti di Greci, Italici e Romani che si tenevano il 15 febbraio in onore del dio Pane, Fauno e Luperco. Questi festeggiamenti erano legati alla purificazione dei campi e ai riti di fecondità. Divenuti troppo orridi e licenziosi, furono proibiti da Augusto e poi soppressi da Gelasio nel 494. La Chiesa cristianizzò quel rito pagano della fecondità anticipandolo al giorno 14 di febbraio attribuendo al martire ternano la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati indirizzati al matrimonio e ad un’unione allietata dai figli. Da questa vicenda sorsero alcune leggende. Le più interessanti sono quelle che dicono il santo martire amante delle rose, fiori profumati che regalava alle coppie di fidanzati per augurare loro un’unione felice. Oggi la festa di S.Valentino è celebrata ovunque come Santo dell’Amore. L’invito e la forza dell’amore che è racchiuso nel messaggio di S.Valentino deve essere considerato anche da altre angolazioni, oltre che dall’ormai esclusivo significato del rapporto tra uomo e donna. L’Amore è Dio stesso e caratterizza l’uomo, immagine di Dio. Nell’Amore risiede la solidarietà e la pace, l’unità della famiglia e dell’intera umanità.

Fonte
http://www.santiebeati.it/dettaglio/40850

 Lupercalia, festeggiati il 15 febbraio, sono giunti fino a noi ricchi dei particolari. Celebrata in onore di Faunus Lupercus, dio di origine greca che teneva lontani i lupi dalle greggi, la festa inizia proprio nel Lupercale, la grotta sul Palatino dove la lupa, secondo la credenza, ha allattato Romolo e Remo.
E' qui che i Luperci (i sacerdoti) sacrificano gli animali, più che altro capre, in onore del dio. Le pelli degli animali sacrificati vengono poi tagliate a listarelle con le quali i sacerdoti si cingono i fianchi dividendosi in due gruppi. Completamente nudi tranne che per le strisce di pelli, i Luperci iniziano di corsa due percorsi contrapposti, inizialmente tutto intorno al colle (in seguito si riduce al semplice giro del Foro) per poi ritornare al punto di partenza. Con le strisce di pelli frustano lungo il percorso tutti coloro che incontrano e soprattutto le donne, alle quali intendono così fare dono della fertilità.
Le origini e il significato di questo rituale affondano tanto le radici nell'antichità che gli stessi autori classici ne spiegano le varie fasi in modo diverso. Tuttavia i Romani tendono a individuare nella festa la celebrazione dell'origine di Roma, considerando il percorso dei Luperci come l'antico tracciato delle mura della città e i due gruppi di sacerdoti come la rappresentazione di Romolo e Remo. La festa sopravvive fino al 494 d.C.

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